Zitta e ascolta o delle reazioni degli uomini verso i film con donne forti

Quando le donne raccontano la loro storia, scoppia un putiferio e gli uomini diventano isteriche. 

Sta succedendo con C’è ancora domani, film sublime di Paola Cortellesi che racconta la vita familiare delle nostre nonne e bisnonne e che proprio perché è un bel film, può essere facilmente trasposto alle diseguaglianze dei giorni nostri.  

Come viene manifestato questo disappunto degli uomini? Di solito si ignora il racconto (che può essere un film, una canzone, un progetto artistico complesso, la denuncia di situazioni di disagio), ma se non basta per “zittire le femmine” si parte all’attacco. Generalmente il tenore delle critiche è legato al fatto che si tratta di una roba superficiale, “da femmine” appunto (per loro sono sinonimi), come si è fatto con Barbie (che dal punto di vista di chi scrive un po’ se la meritava); non potendo farlo con l’opera della Cortellesi si sbraita, si urla, si scrivono cose a caso. Ma veramente a caso, e problematiche, perché la violenza è violenza e non è di destra, di sinistra, da maschi, o da femmine. Non può essere sminuita perché a subirla sono le donne. Da secoli. 

Gli attacchi sono ben chiari sotto un post di una testata giornalistica che informava del fatto che il Comune di Monopoli ha permesso alle donne del paese di entrare gratuitamente al cinema a vedere il lungometraggio il 25 Novembre, giornata contro la violenza di genere.  

Apriti cielo!  

Ora, diciamo chiaramente che questa non è un’analisi di quantitativa di tutti i commenti, non sto fornendo un approfondimento scientifico e oggettivo quindi è chiaro, no, non tutti gli uomini la pensano così, però questi commenti sono davvero tanti e mi turbano. Dovrebbero turbare tutte e tutti.

Cerco di raggruppare i commenti in tre gruppi.

Le battute ignoranti a cui non si può controbattere

Perchè non è possibile fare un discorso complesso a qualcuno che scrive “ma gli ingressi gratuiti alle donne perché le donne non hanno i soldi?” “ma per la giornata dell’uomo che avete fatto?”. Cosa dici a qualcuno che ragiona così? Io niente. Bravo, hai ragione te.

Si tratta per lo più di uomini giovanissimi, a vedere le foto stiamo parlando di ragazzi sotto i 30,  probabilmente più sotto i 25.

“Un film che denigra l’uomo”

Qui c’è un punto estramente interessante. Raccontare di uomini che impediscono alle donne di esprimersi, che le chiudono in quattro mura o in una vita di lavoro del quale non possono prendersi neppure il denaro guadagnato significa denigrare l’uomo. Per queste persone non significa raccontare gli uomini con lo sguardo di una donna vittima, non significa mostrare ciò che è stato e troppo spesso è ancora, no dicendo la verità si è delle rompi “organo genitale maschile” per citare un commento. Non mi è nuovo tutto ciò.

Quello che esprime chi scrive questi commenti è: ma state zitte che sono tutte cazzate, ve le siete meritate, adesso tornate del vostro posto!

E non serve a niente il fatto che Cortellesi ha inserito nel film alcune figure maschili positive, no, abbiamo deciso che è contro gli uomini e basta. (Per chi avesse visto il film senza spoiler mi riferisco al fruttivendolo, al soldato e volendo al meccanico).

Propaganda di sinistra + soldi per le donne

Scoprire che questo film sia una “propaganda” di sinistra mi ha lasciata abbastanza basita. E’ molto interessante notare come i più “intellettuali” o quelli che pensano di essere più furbi, inneggino all’ingiustizia nel fatto che venga finanziato un film da un ente pubblico, in questo caso un comune. Peccato che ci sono molti comuni (sempre troppo pochi) che calmierano i prezzi del biglietto di cineforum o spettacoli teatrali per i propri cittadini e nessuno abbia mai detto niente e che il Comune in questione ha una giunta di destra.

Curiosissimo, poi, che i commentatori non sappiano neppure che ogni anno lo Stato finanzi dei film giudicati meritevoli e fra di essi, in passato ci sono stati diversi cinepanettoni di Boldi e De Sica, su cui chi inneggia alla “propaganda femminista” non credo abbia mai fatto un plissé. Oltretutto quando per il film C’è ancora domani sono stati richiesti questi finanziamenti il denaro è stato negato. E al Ministero c’era Dario Franceschini, uno dei fondatori del PD! Come la mettiamo?

Era dura sbagliarle tutte però, mi pare qui è tombola.

Non c’è dubbio che i partiti di qualunque colore amino cavalcare certe battaglie, supportare certi progetti artistici una volta che hanno successo però questo non significa che il progetto artistico in sé sia un progetto di partito.

Perché se il voto alle donne, o la violenza domestica nel 2023 sono temi di “sinistra” stiamo freschi!

No, denunciare la violenza di un italiano bianco non è di sinistra. No, denunciare la violenza di un uomo “non-bianco” non è di destra.

Il turbamento verso la narrazione delle donne

Il vero turbamento è proprio la difficoltà di comprendere come una storia diretta e raccontata da una donna possa essere universale e possa essere necessaria per tutte e tutti. Siamo (siete) disabituati a vedere o leggere storie raccontate dal punto di vista femminile e quando le vedete pensate siano “nazi-femministe”, siano di parte perché convinti che lo sguardo sia solo uno. E lo sguardo normale per voi è lo sguardo degli uomini.

Non è così.

Ci siamo anche noi donne.

Cercate uno sguardo complesso e vario, guardatevi film con registe o sceneggiatrici donne che applicano lo sguardo femminile. Partite da qualcosa di facile con i film di Nora Ephron, le vecchie commedie romantiche degli anni Novanta, o Lost in Translation di Sofia Coppola. Prima di guardarvi “L’inganno” di Coppola magari aspettate un attimo se no è un casino (per tutti gli altri e le altre guardatelo!).

Se il desiderio è quello di capire, di mettersi in gioco ci sono modi per farlo lentamente, abituando lo sguardo, però ci deve essere il desiderio.

Le donne non hanno alzato questo caos quando è uscito Oppeheimer che è davvero un film maschilista perché siamo così abituate ad essere solo una cornice delle storie degli uomini! Ma basta, davvero, basta.

Vi lascio spiegare questo ultimo passaggio da un uomo –> Arnaldo Parla