The Morning show è uno spaccato della “cultura” delle molestie

Non è esatto dire che The Morning show sia una serie sul Me Too. E’ una serie su come un tipo di cultura si cementa nelle nostre abitudini, nelle nostra mente, nei nostri discorsi per diventare la norma e quanto sia duro ma possibile il suo processo di smantellamento.

Parte tutto da alcune telefonate notturne ignorate, dicono tutte la stessa cosa: il conduttore dello show del mattino più seguito d’America è accusato di molestie sessuali e di lì a poche ore uscirà un articolo sta per sul New York Times. Bisogna batterli sul tempo e buttarlo fuori, allontanarlo come una malattia improvvisa perché non infetti nessuno e soprattutto non infetti lo show. Perché nessuno sapeva. Nessuno sapeva, giusto?

Tutti sapevano. Tutti sanno sempre. Chi sapeva di più? Cosa sapevano? Chi ha detto tutto al Times?

Fosse solo questo sembrerebbe un thriller ma è un racconto personale dei vari protagonisti, delle loro certezze che si sgretolano e dei tentativi di far tornare la vita come prima fingendo che tutto sia cambiato quando nulla è cambiato, semplicemente stanno variando i nomi del Club dei maschi. Perché tutto cambi non bastava il “tradimento”, il Me Too, lo sguardo pubblico sullo show, erano necessari anche una variabile impazzita messa a capo delle news del network (francamente uno dei personaggi di cui si parla meno ma più complessi e affascinanti della serie con quella faccia da cospiratore di Billi Crudup) e una giornalista che non ha mai fatto carriera perché non voleva essere legata a nessun club.

Questa è una serie che fa dimenticare Rachel Green e la fidanzatina d’America Reese, sembrava già solo questo un’impresa impossibile. In mezzo a un cast di qualità altissime ho trovato un filo sotto il livello Steve Carrell, ma giusto nelle scene più aggressive, come lo sclero contro la televisione di casa. Sono comunque dettagli.

Il finale è stato creato così bene che mentre succede neppure ti domandi come andrà a finire tanto ci sei dentro. Ho letto una cosa che mi è piaciuta molto sul profilo di un critico, Attilio Palmieri: per un bel po’ quando vorremo fare un paragone edificante in tanti diremo “bello come il finale di The Morning Show”.

Amen.