Per parlare di povertà, classi sociali e violenza: Maid, Heartland e Precious

Serie tv e libri; sono progetti con uno sguardo profondo sul sociale ma senza essere didascalici. Con grande competenza e sensibilità raccontano di molte donne che vagano el caos dei servizi sociali e di come la povertà e l’emerginazione si tramandino di generazioni che hanno sempre vissuto nell’incertezza e spesso nelle dipendenze attraversando la storia dell’America. In Maid ed Heartland viene citato spesso anche il termine “White trash”, termine classista e dispregiativo a indigare la popolazione povera ma bianca degli Stati Uniti, prevalentemente del Sud. Un modo per dire che nonostante avessero tutte le possibilità per riuscire a inseguire il “sogno americano” (la sfumatura è razzista anche nei confronti dei neri d’America dato che il sottotesto è che per loro è più faticoso dato che sono ai margini) hanno deciso di non farlo perchè pigri e drogati. Queste storie raccontano come sia difficile riuscirsi per chi non è nato già ricco.

Scrivere libri sul lavoro senza parlare con i lavoratori

E’ un casino quando scrivi di lavoro senza aver vissuto direttamente il mondo del lavoro di questi anni. O almeno dovrebbe esserlo, se non fosse che alcuni libri sono indirizzati solo a chi non ha mai messo piede in un’azienda e quindi non si accorge del problema.

“Ai tempi del Coronavirus”, perché si usa questa espressione?

Da settimane starete sentendo l’espressione “… ai tempi del Coronavirus”. Si va dall’ “amore ai tempi del Coronavirus”, a “la palestra ai tempi del Coronavirus”, passando, ovviamente per “il lavoro ai tempi del Coronavirus”. L’espressione non è nata per caso ma proviene da un libro, L’amore ai tempi del colera di Gabriel Garcia Marquez. Anno 1985. Milioni di copie vendute in tutto il mondo. La trama di L’amore ai tempi del colera Partiamo col dire che nel libro L’amore ai tempi del colera non si parla del colera.

Le parole dimenticate dell’umanità da “luce” a “futuro”

Parole e gesti dimenticati, parole che mancano, che abbiamo bisogno di sentirci dire che supportano gesti desueti. Il progetto di Aida Aicha Bodian è proprio sulla riscoperta del tempo e dell’attenzione verso gli altri, un libro intitolato Le parole dell’umanità. Ogni termine ha una definizione, una splendida illustrazione, una riflessione più approfondita e la traduzione in 24 lingue. Fra le parole del volume ci sono: benvenuto, bellezza, luce, umiltà, empatia, e le mie preferite, provaci e ti ascolto. Si tratta di un’autoproduzione che ha aperto un crowdfunding per pubblicare il libro.

Perché i boomer non possono capire Zerocalcare

I boomer non capiscono il lavoro di Zerocalcare. Non possono. Pochi di loro riescono ad avere dentro la precarietà dei 30enni descritta così bene in Macerie prime. Difficile che comprendano la paura del giudizio ai tempi dei social – loro che sui social e al bar sono tuttologi –  e i sensi di colpa di chi non viene da una famiglia bene e fa un lavoro che non comporta lo sporcarsi le mani di grasso. E la complessità del rapporto con il tempo in un tempo in cui ci hanno fatto credere che le possibilità sono potenzialmente infinite? Quella condizione rappresentata così bene da Zerocalcare attraverso una donna che si porta sulle spalle una clessidra gigante perché ha realizzato troppo tardi che non era vero che c’erano infinite possibilità e il tempo sta scadendo.

Cinque libri di Jimmy Liao da leggere e guardare

Perdere qualcuno di caro, o noi stessi, e ricercarlo fra treni, film, viaggi, nella vita insomma. Potrebbe essere riassunta con pochissime parole qualsiasi opera di Jimmy Liao, autore e illustratore di albi illustrati poetici e metaforici.

Dipendenza da smartphone? Ecco cosa succede nella nostra mente quando lo usiamo

Quali sono i meccanismi psichici innescati dai cellulari? Perché abbiamo continuamente bisogno di prendere in mano lo smartphone anche quando nessuno ci sta cercando? E soprattutto, questo strumento rischia di trasformarci in una popolazione che non ha più voglia di combattere contro le ingiustizie, per un progetto ambizioso, o anche solo per qualcosa che richieda una gratificazione con una risposta poco più in là di subito?

Libri da leggere quest’estate (per scappare dall’estate)

A consigliarvi le ultime uscite sono capaci tutti, io qui consiglio tre titoli che si sono abbinati perfettamente a tre mie estati deliranti. Non sono collegamenti immediati, non sono letture delle vacanze per ragazzi delle medie o delle elementari, e no, non sono libri leggeri. Sono di qualità. Per il lettore che non deve chiedere mai, tranne nuovi titoli da leggere.  Sono solo tre ma ne valgono ALMENO un centinaio.

Camminare guarisce e la caduta delle maschere

Capita a tutti. Si sta vivendo un periodo in cui sembra di aver davanti solo due strade e nessuna percorribile, la casa è troppo stretta, la mente non si ferma e allora, dopo giorno e giorni di deliri, si esce per strada e si fanno “due passi”, non cambia nulla ma la mente sembra fare un sospiro. A me almeno è capitato. Più volte. Da qui sono arrivata a Camminare guarisce, un libro curato da Massimiliano Cremona. Si legge la storia di Fabrizio Pepini, che racconta della sua guarigione fisica ma anche di quella di molte persone incontrate lungo il cammino. Fabrizio lavorava in diversi ristoranti del Belgio facendo turni massacranti quando gli è stato diagnosticato un linfoma mantellare; aveva poco da vivere, dicevano. Lui si è curato (e continua a fare controlli regolari) ma ha deciso di non vivere da malato e camminare.

Eterni secondi, storie di chi non è arrivato primo ma ha vinto senza bisogno di una medaglia

Prima che nascesse la Scugnizzeria bisognava percorrere 10 chilometri per trovare una libreria se si abitava a Scampia. Otto fermate delle metro per comprare un libro. Decisamente di più per trovarne uno gratuitamente. Ora i libri vengono lasciati nelle strade d’attesa e per strada, vengono addirittura riparati in un laboratorio o lasciati in sospeso, come il caffè, e un libro è nato proprio dai ragazzi di questo quartiere che hanno raccolto le storie di chi non è arrivato primo, non è stato un campione da titoloni sui giornali ma che ha trovato lo stesso un modo per dar traccia di sé.