Soul e l’anima che non vuole vivere

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Di cosa parla Soul? Della morte? Della difficoltà ad accettare la fine? Per me il significato va cercato nel dolore di un’anima che non viene capita e viene derisa. Vi diranno che Soul è la storia di un uomo che muore ma non vuole farlo e si trova a fare i conti con la propria storia personale e quel che c’è dopo. E’ anche altro.

In realtà è la storia di 22, una delle milioni di anime che dovrebbero nascere sulla Terra ma che si rifiuta di farlo perché non ne vede la ragione. Ha riempito quasi tutte le caselle del lasciapassare che le permetterebbero di nascere – sì ci sono badge e le “maestre” con i mentori per preparare le anime a scendere sulla terra – tranne una.

A 22 manca la scintilla che le permetta di iniziare a vivere. Non la vuole proprio quella scintilla.

Soul non parla dell’aldilà e della morte ma di vita, della difficoltà di affrontarla se si hanno pessimi maestri, anche se nei secoli 22 ne ha avuti di illustri: Madre Teresa di Calcutta, Einstein, Jung, Gandhi e molti altri i cui nomi sono sulla parete della grotta in cui si rifugia per fuggire alla vita.

“Un’anima qui non può essere schiacciata, per quello c’è la vita sulla terra”

I suoi mentori sono usciti sconfitti dall’esperienza con 22, perché non sono stati maestri, le volevano passare obbligatoriamente il loro specifico talento e così facendo l’hanno indebolita arrabbiandosi, insultandola, sminuendola, perché non poteva esserne all’altezza.

E’ la MIA scintilla che ha riempito la casella, tu odiavi ogni cosa prima di diventare me. Hai ottenuto il pass solo perché eri nel mio corpo, tu non hai nessuno scopo

Forse Joe riesce ad aiutare 22 proprio perché è il suo doppio, perché ha deciso di sfuggire alla vita pensando di dover ottemperare a uno scopo, facendone il centro del mondo e lasciando fuori tutti gli altri. Sicuramente riesce ad aiutarla perché ascolta. Forse non a caso la sua passione è la musica.

Soul è la storia di come un’anima che si ritrae quando viene disprezzata. C’entra con la morte nel senso ampio del termine, non in quello più convenzionale.

Vi lascio il link alla stupenda recensione di Andrea Colamedici che si sofferma su altri punti molto interessanti.

Che il Talento non è la Vocazione. Che quello che sai fare bene – suonare il piano, fare i calcoli, giocare a calcio – non è necessariamente quello che ti farà stare bene. Che siamo sulla Terra con un motivo, e non per un motivo. E non c’è nessuna missione preassegnata che bisogna disperatamente trovare e a cui poi bisogna assolvere. C’è sì una scintilla per tutti, ma il senso della vita è altrove

Il film fa ridere e fa piangere, di quel pianto liberatorio. E’ bellissimo. Tutta la diatriba sul film adatto o meno adatto ai bambini mi sembra inutile, che scelgano loro.