
Stanno uscendo su Apple + le puntate della seconda stagione di The Morning show e, anche questa volta, l’attualità entra diretta nella serie che gioca sulle idiosincrasie dell’America e di tutti noi all’arrivo del Covid, nei primi mesi del 2020.
Covid in seconda linea, per ora
Per queste pime 4 puntate il Covid è da sfondo alle vicende della serie con il rientro di Alex Levy, diventata eroina del femminismo dopo aver “denunciato” l’atmosfera di terrore che viveva al lavoro per tacere le molestie sessuali.
Le prime quattro puntate, quelle andate in onda fino ad ora (15 ottobre 21), sono un riavvicinarsi della sua protagonista allo show e il dipanarsi delle vite dei protagonisti durante la sua assenza. A lasciarmi più in difficoltà come spettatrice è il senso di perdizione di Bradley Jackson-Drew Barrymore, che spero trovi uno spessore più interessante perchè in questo momento è talmente persa da sembrare mal sceneggiata.
Come già in precedenza, Billy Crudup diventato super capo un po’ inadatto al ruolo, si conferma uno dei personaggi più carismatici, curiosi, enigmatici, della serie.
In generale tutti i comprimari riescono ad avere più spazio.
L’avvicinamento
E’ un bel gioco degli sceneggiatori quello attorno all’arrivo di un virus dalla Cina. Ci raccontano quello siamo stati fino a poco tempo fa: indifferenti a ciò che sembrava lontano dei nostri confini. Uno dei giornalisit dello show viene preso alla leggera per il suo interessamento a questo coronavirus e alcuni dei suoi collegamenti da Whuhan vengono tagliati o saltati per le elezioni americane.
In una scena Barrymore ironizza sull’espressione “distanziamento sociale”, le puntate si intitolano “il mio anno meno preferito” o “è solo un’influenza” e la camera indugia su immagini che mi hanno turbata, anche se non l’avrebbero fatto poco tempo fa: corpi che si salutano e abbracciano e sulle persone che starnutiscono a Capodanno. Siamo noi.
Ed è perfetto, perchè anche se da spettatore sappiamo quello che è accaduto in seguit in quel 2020, gli sceneggiatori sono riusciti a renderlo carico di tensione.
Il gioco sulla contemporaneità sta anche nell’essere contro il politically correct. Lo show ha avuto successo anche (non solo) per l’aver toccato molto approfonditamente il tema delle molestie e della violenza sessuale, ma in questa serie decide di continuare a rivangare il passato e sottolineanado spesso il dolore che ha portato a tutti i personaggi ma anche di giocare, sì ancora una volta, sul finto femminismo e, a occhio, il violentatore Mitch Kessler, interpretato da Steve Carrel, potrebbe essere riabilitato. Anzi la riabilitazione è già in corso. A contribuire alla tensione di queste prime puntate c’è il fatto che il co-presentatore di Aniston sia proprio in Italia dove sta vivendo immerso nei suoi sensi di colpa.
Covid e 11 settembre nelle serie
Mi sembra che questa sia la prima serie di livello che sta affrontando in modo onesto e consistente la pandemia. La produzione dopo lo stop delle riprese a causa del lockdown del 2020 ha deciso di prendere la realtà in mano e creare un prodotto nuovo, scandito costantemente dalle tempistiche di quei primi mesi del 2020.
Non è sempre stato così. Nel 2001 si parlò moltissimi di come i personaggi delle serie ambientate a New York, Friends (sempre Jennifer Aniston, che questa volta, anche produttrice ha scelto di fare diversamente) e Sex and the city fra tutti, avrebbero affrontato l’attentato dell’11 settembre.
Decisero di ignorarlo o meglio di implicitarlo, quel fatto fu taciuto e inglobato portando un po’ di malinconia in quelle storie.
Ma è proprio anche a causa dell’11 settembre che nacque Lost. Dando via a una nuova serialità.