Da settimane starete sentendo l’espressione “… ai tempi del Coronavirus”. Si va dall’ “amore ai tempi del Coronavirus”, a “la palestra ai tempi del Coronavirus”, passando, ovviamente per “il lavoro ai tempi del Coronavirus”.
L’espressione non è nata per caso ma proviene da un libro, L’amore ai tempi del colera di Gabriel Garcia Marquez. Anno 1985. Milioni di copie vendute in tutto il mondo.
La trama di L’amore ai tempi del colera
Partiamo col dire che nel libro L’amore ai tempi del colera non si parla del colera. Ma la malattia, anzi la presunta malattia, causa un fatto fondamentale nella vita di Fermina Daza.
Spiego meglio.
Il libro inizia quasi dalla fine delle vite dei protagonisti. Si apre con uno degli incipit più amati nella storia della letteratura (ne scrivo qui sotto) con Juvenal Urbino, un anziano medico, che constata la morte per suicidio di un caro amico. Il giorno del funerale dell’amico anche Urbino, marito di Fermina Daza, perde la vita cadendo da un albero sul quale si era arrampicato per un lavoretto nel suo giardino.
Il giorno del funerale dell’uomo ad avvicinare la “neovedova” è Florentino Ariza, suo fidanzato di gioventù. L’uomo non aveva mai smesso di amarla e dopo mezzo secolo torna all’attacco a corpo non ancora seppellito del rivale.
Da qui inizia il racconto del fidanzamento dei due attraverso la narrazione della loro separazione per volere del padre di lei (con immagini che rimangono per sempre impresse in chi legge, come quelle del costante contatto telegrafico clandestino fra i due giovani) e – qui arriviamo al punto – il momento in cui Fermina conosce il medico Juvenale Urbino, l’uomo che poi sposerà.
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Significato e interpretazioni di L’amore ai tempi del colera
I due si incontrano quando lui, giovane e corteggiato medico, si reca nella casa di lei e della sua famiglia per visitarla: c’era il sospetto che lei avesse contratto il colera. Ne nasce un corteggiamento, approvato anche dal padre di lei visto il prestigio e la professione del ragazzo, e alla fine Fermina capitola e accetta di sposarlo pur non amandolo ma imparando ad amarlo nel corso degli anni.
Nel frattempo l’altro, il fidanzato di gioventù, non smette di pensarla e di amarla per “Cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese”, fino alla morte del legittimo marito.
In questo mezzo secolo fa di tutto, DI TUTTO, per essere al livello di lei. E secondo lui “il livello di lei” è quello economico; quindi fa di tutto per arricchirsi e progredire dal punto di vista sociale e nel frattempo, con discrezione, va a prostitute e intraprende relazioni con amanti fisse che però non ama. Di primo impatto quando leggiamo il libro sembra che effettivamente l’amore vero sia il suo, quello di Florentino Ariza che aspetta per tutta la vita una donna che è andata avanti, senza mai tradirla con il cuore.
E’ lo stesso Marquez però a farci riflettere: “Dovete stare attenti a non cadere nella mia trappola” aveva dichiarato in un’intervista.
Diciamo dunque che il romanzo è una riflessione sull’amore. Forse non tutto ciò che è poetico e leggendario è necessariamente amore, questo vuole dirci? Forse è più eroico accettarsi giorno dopo giorno, far crescere il sentimento e dall’altra parte provare a vivere l’amore vero con altre donne (invece di incastrarle in relazioni agghiaccianti) invece che idealizzare un sentimento dell’adolescenza? Non lo so. Pongo solo i quesiti che potrebbe aver voluto far scaturire Marquez.
Amore e co(ronavirus)lera
A questa riflessione ne andrebbe una aggiuntiva un’altra visto il riferimento al colera nel titolo stesso.
I momenti di paura portano spesso a scelte avventate o a scelte volte a evitare di stare da soli. Ma la consapevolezza della morte e della brevità della vita portano probabilmente a decisioni ben più necessarie e profonde. Consapevolezze. Riflessioni. Ce le porteremo dietro anche dopo?
Quante coppie si sfasceranno? Quante si riscopriranno? Quanti molleranno marito/moglie per l’amante? Non lo so, ma ne sono molto affascinata.
Riferimenti nella cultura pop: Serendipity e How I met your mother
Doppia citazione di L’amore ai tempi del colera in How I met your mother. Secondo moltissimi infatti il libro preferito del protagonista della serie non è altro che un riferimento alla sua storia personale. Credo per di più che la citazione sia doppia e giochi su un binario anche molto più leggero citando un film, Serendipity.
In questa commedia i due innamorati si incontrano per caso in un grande magazzino nel caos di Natale, ma si lasciano senza scambiarsi il numero di telefono, o meglio facendolo in modo anomalo: lui scrive il suo numero su una banconota, lei su una copia del libro venduta a un mercatino dell’usato. L’amore ai tempi del colera diventa così un’ossessione oltre che metafora del destino e dell’attesa del protagonista, Johan Cusack, citato numerose volte nella serie How I met your mother quando Ted per darsi un tono fa notare la sua somiglianza con l’attore.
La passione di Gabriel Garcia Marquez per i titoli e gli incipit
E’ forse per la comodità di sostituirne solo una parola che il titolo è diventato così intercambiabile, ma tutti quelli scelti da Marquez sono evocativi e suggestivi. Basti pensare a un altro titolo che si addice parecchio al momento, Cent’anni di solitudine. Cent’anni. Di solitudine.
Poi ci sono Nessuno scrive al colonnello, Cronaca di una morte annunciata, L’autunno del patriarca. E poi l’ultimo suo libro, del 2004, perdibile nella lettura ma con un titolo notevole: Memoria delle mie puttane tristi.
Anche gli incipit sono sempre molto evocativi, ed è stato lo stesso Marquez ad ammettere la ricerca che faceva in questo senso. Secondo la leggenda l’incipit di Cent’anni di solitudine gli si palesò in testa dopo che l’autore aveva già scritto alcune versioni abbozzate del romanzo; stava guidando l’auto quando un cervo gli attraversò la strada, in quell’attimo nacque, forse non proprio in questa forma “Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendia si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio”.
L’incipit di L’amore ai tempi del colera è un’altra perla: “Era inevitabile: l’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati. Il dottor Juvenal Urbino lo sentì appena entrato nella casa ancora in penombra, dove era accorso d’urgenza per occuparsi di un caso che per lui aveva cessato di essere urgente da molti anni”.