Il re nudo: il classismo non si nasconde più

Che il nostro sistema mediatico e politico sia completamente distaccato dalla realtà lo dimostrano la crisi dei media tradizionali (giornali e tv in testa, che all’estero vivono molte difficoltà, ma non così profonde come le nostre), lo scollamento e l’indifferenza verso l’ultimo referendum sulla giustizia, e l’astensionismo elettorale.

Noi, gli italiani e le italiane comuni, sentiamo un’allontanamento costante che ci portiamo avanti da anni e rimane spesso sotto traccia, un qualcosa di cui non siamo neppure del tutto a conoscenza.

Impariamo a conoscere il classismo, cominciando dalle manifestazioni più esplicite.

Classismo

Le ragioni sono tante, ma di certo il classismo è una di queste ed è la più subdola perché sono gli stessi lavoratori che oltre a subirlo, lo ripropongono. Per intenderci sui termini, si tratta di un pregiudizio nei confronti di chi non appartiene alla propria classe sociale, soprattutto è indirizzato verso le classi recepite come “inferiori”, cioè con un minore accesso alle risorse economiche e di potere.

Nell’ultimo mese a diversi esponenti della cultura e della politica sono scappate frasi classiste. Volevano insultare, denigrare qualcuno e invece di farlo nel merito hanno espresso quello che veramente pensano di chi lavora.

Vediamoli.

Brunetta e i lavoratori dipendenti

Affascinante che Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione nel governo Draghi, in questo monologo sveli sia il disprezzo assoluto che ha verso i lavoratori, sia la sua violenza verbale, sempre avuta anche nelle sue esperienze di governi precedenti, sia il suo senso del potere e il modo in cui vada esercitato.

“E perché cazzo parli allora? Eh sei un dipendente, cosa chiede il tuo datore di lavoro, e perchè non ti metti in proprio? Continua a fare il tappezziere DIPENDENTE, io sono figlio di venditori ambulanti e mio padre mi diceva sempre “mai sotto padrone” e questa lezione l’ho fatta mia e ho avuto solo un datore di lavoro: lo Stato”

E’ tutto agghiacciante. La cosa più drammatica sta nel fatto che non ci siano state interrogazioni, approfondimenti, scuse, DIMISSIONI. Niente. Qualche giorno dopo era tranquillamente seduto a fianco di Draghi alla Camera.

Un’altra frase che rende al meglio il suo essere è: “No il microfono ce l’ho io quind  i comando io”. Un’espressione brutta nel tono e nelle parole ma ancora più nel significato più profondo: “IO ho il potere, io posso parlare, e quindi parlo io, parlo anche per te, che sei nulla”.

Renzi e giovani tirocinanti

L’altra perla è di Renzi, sempre presente. Dal secondo 0.30 del video lo sentiamo serenamente dire: “Draghi è una persona seria, uno statista.

Conte è una persona rosa dall’invidia, uno stagista”.

Io me l’immagino che si prepara la frase a effetto con l’assonanza. “Bella questa, statista-stagista”. Si concentra sul suono e ovviamente ne condivide anche il contenuto. Quindi una persona che investe nella propria crescita professionale e accetta (spesso anche perché il mercato non offre alternative) di lavorare senza una retribuzione o sottopagato, è una persona rosa dall’invidia e comunque è egli stesso un insulto. Rendiamoci conto.

Per altro, sottolineiamo ancora, che qui non si parla di qualcuno estraneo alle politiche del lavoro; Matteo Renzi è – insieme allora ministro del Lavoro, Giuliano Poletti – fautore del Jobs Act, la più grande riforma del lavoro. E’ stata fatta con una visione imprenditoriale, a discapito dei lavoratori.

De Gregorio e le scuole professionali

L’altra gemma è della giornalista Concita de Gregorio a In Onda. In una trasmissione surreale che discuteva delle dimissioni di Draghi così esprime il suo concetto di societò: “Draghi ha il tono di uno che, titolare di cattedra ad Harvard, è stato incaricato di una supplenza all’alberghiero di Massa Lubrense”.

Una bella affermazione che non è “scappata” perché è insita nella giornalista.

Questo discorso non è così drammatico come il precedente, ma diciamo che il concetto di gerarchia di potere e di superiorità di chi sta in alto, le è molto chiaro.

E io che, per puro caso, quella sera ho seguito parte del programma (perdendomi la perla sull’alberghiero) avevo percepito chiaramente questo totale distaccamento dalla realtà delle persone normali.

Diciamoci la verità: lei è libera di pensare come vuole, il problema è nel fatto che il suo pensiero è quello della maggioranza di quelli che fanno comunicazione mainstream, in particolare politica, e capite allora che la questione è di cultura della società se sono questi i valori che vengono poi portati avanti.

In questa situazione è un attimo che il pensiero è azione legislativa.

I lavoratori devono stare al loro posto

Tutte queste esternazioni di disprezzo verso i lavoratori sembrano in contrasto con la narrazione del “i giovani e la ggente non ha più voglia di lavorare” e viene seguita dal racconto di quanto il personaggio x o y si sia sacrificato per arrivare al successo. In realtà non è una contraddizione perché il personaggio in questione è un privilegiato, la gavetta è stata fatta comunque da privilegiato e il lavoro manuale e sottopagato era un passaggio per arrivare a determinati scopi che possiamo riassumere con le parole di Brunetta: “Mai sotto padrone”.

Politici e sistema culturale si sono dimenticati in tutti questi anni che l’economia non è fatta solo dall’imprenditore, ma anche dai lavoratori che producono, organizzano, costruiscono, vendono, progettano, … Ora lo stanno scoprendo, ma ancora una volta non è loro la colpa, ma dei lavoratori che non accettano di prestare fatica e tempo per uno stipendio irrisorio e senza nessuna garanzia. Vengono così fuori pubblicamente queste frasi che generalmente rimarrebbero nel privato. Sembra però che oggi il disprezzo non riesca più a rimanere contenuto, o forse non abbia bisogno di rimanere nascosto ed emerge con queste esternazioni dubbie.