
Prima della società del dominio c’era quella dell’empatia, prima della cultura che poneva al centro della vita la morte c’era quella che ruotava attorno ai cicli della natura, prima di quella che venera l’eroe che toglie la vita in una battaglia più o meno metaforica c’era un mondo che poneva al centro chi dava la vita rischiando la propria.
E’ di questo che parla Riane Eisler nel suo Il piacere è sacro, e in verità nella sua intera produzione libraria che rivede completamente diversi aspetti della storia, del mito, e della simbologia. Non è la prima e non è l’unica a farlo; di certo il suo sguardo verso il passato ha una funzione molto chiara, arrivare alla creazione di una società dell’empatia e, come dice lei, “della partership” in opposizione a quella della violenza e della supremazia. Forse ne sapevo troppo poco io ma più volte mi ha costretta a fermarmi nella lettura e a riflettere su queste nuove interpretazioni che mi hanno lasciata a domandarmi “perché lo scopro solo ora?”. E una volta ogni tanto credo che non fosse una mia ignoranza personale ma una lacuna generalizzata.
Faccio un passo indietro.
Il piacere è sacro, di cosa parla il libro?
Eisler da decenni sostiene che il mondo debba puntare sull’empatia e non sulla violenza, e lo fa dicendoci che no, non è vero che nell’antichità l’uomo era cacciatore e la donna raccoglitrice e non è vero che ogni epoca della storia era incentrata sulla violenza e le battaglie di conquista e supremazia. Lo spiega partendo dall’interpretazione dei graffiti sulle grotte che rimandavano a danze, ai cicli lunari e alla venerazione della Dea, simboleggiata con fiori, conchiglie, spirali. E in effetti perché Dio avrebbe dovuto essere un uomo quando era la donna che seguiva i ritmi della natura e donava la vita? In questa società, come da titolo, il piacere, il corpo, il sesso erano sacri perché integrati nella natura. Con l’arrivo della violenza istituzionalizzata però anche il sesso diventa un modo per dominare sugli altri, per esercitare la supremazia fisica sul più debole che non è solo di sesso femminile ma anche chi non vuole praticare la violenza.
“Se nell’arte e nei miti arcaici il tema principale è la rigenazione ciclica della vita,incentrata su sesso, amore e rinascita,
nell’arte e nella mitologia più tarde si sottolineano il castigo il sacrificio e la morte […].
Riflette un mondo in cui il sommo potere non è più quello di dare e nutrire la vita, ma è il potere di prenderla, con crudeltà e sofferenza.
Ma com’è che del modo di sentire la vita più armonica presente nella Preistoria sembra non essercene più traccia? Perché ci è stato insegnato che la storia è un susseguirsi di guerre e lotte per il potere? Sembrerà strano ma la leggenda del Minotauro, così come viene interpretata in questo libro, mi sembra esplicativa di quanto accaduto nel tramandarsi della storia che, sarò banale, la fanno i vincitori.
Oltre la violenza, la cultura della partership
All’interno di questa cultura che viene definita da Eisler della partnership venivano celebrati dei riti, sopressi con l’arrivo della nuova cultura della violenza, ma proseguiti in alcuni angoli di mondo, anche più in là nel tempo, come sull’isola di Creta. Fra di essi c’era il matrimonio sacro, l’unione fra il femminile e il maschile, spesso simbolizzato in un toro. Mentre a Creta l’animale simbolo era proprio il toro e le donne avevano diritti e ricoprivano persino il ruolo di sacerdotesse oltre il mare, nel mondo dei democratici greci, le donne erano poco più che schiave relegate in casa.
Il mito del Minotauro nasce dalla cultura greca, vincitrice, dominatrice del Mediterraneo, che nel suo racconto trasforma il matrimonio sacro nella storia di un mostro, nato dall’unione fisica fra una regina e un toro bianco, che mangia i bambini. Vista da questa prospettiva il mito acquisisce una piega di forte presa in giro verso le credenze del popolo conquistato. Ma nonostante le sconfitte qualcosa di quelle tradizioni era rimasto visto che a distanza di secoli le donne venivano perseguitate perché si “univano al diavolo”, con corna taurine e zoccoli.
Questo è solo un esempio di come guardato con strumenti diversi le storie e i simboli cambino del tutto prospettiva, e che si creda in queste interpretazioni o meno, sarebbe un bell’esercizio per la mente.
Dal culto della vita al culto della violenza
Credo valga la pena ri-raccontare un’ultima cosa, vale a dire come tutto è cambiato. Secondo la Eisler, che a sua volta rimanda a una corposa bibliografia, l’Europa vide ondate di barbari in arrivo da alcune aree della Russia e del Mar Caspio fra il 4.300 a.C e il 2800 a.C. Si tratta di popolazioni (poi chiamate kurgan) che spinte dai cambiamenti climatici arrivarono in territori più miti (in tutti i sensi). Portarono con sé la cultura violenta dei guerrieri a cavallo e armati che vinsero, probabilmente senza troppe difficoltà gli uomini e le donne che vivano in quelle terre.
Portarono la schiavitù, l’idealizzazione della morte in battaglia, e le divinità maschili.
“E’ davvero possibile costruire una società in cui il nostro struggente desiderio di connessione affettuosa, di un dispiegamento dell’Io più alto attraverso l’unione fisica e spirituale con un altro essere, in breve di amore, sia socialmente sostenuto invece che distorto e represso?
L’obiettivo del libro è proprio quello di ridimensionare le certezze per far pensare “ah ma allora non è sempre stato così” e inevitabilmente domandarsi come potremmo essere oggi. Non riesco a riassumer un libro di 684 pagine che spaziano dal sesso, ai reperti archeologici, ai simboli passando per la biologia e sempre auspicando un ritorno a un mondo di Unione contro quello della supremazia che ha invaso ogni aspetto della vita.
Un ritorno all’armonia fra essere umani e fra umani e natura che è l’intero obiettivo del lavoro di Eisler e che è la ragione per cui mi sono appassionata così tanto al suo progetto e spero che sempre più persone lo facciano.
Riferimenti:
Il piacere è sacro, Il potere e la sacralità del corpo e della terra dalla Preistoria a oggi – Forum
Il calice e la spada, Riane Eisler – Forum
www.rianeeisler.com