La notizia di questi sonnollenti primi giorni di gennaio è che la parola dell’anno è “gashlighting”, un termine lugubre che nasce da un film inquietante ed è un tipo di violenza psicologica estremamente dannosa.
Viene usato spesso contro le compagne (anche i compagni), contro i bambini, contro i o le pazienti da parte di professionisti e professioniste sanitarie.
Gaslighting cos’è e che dolore provoca
Piccolossimo passo indietro perché l’origine della parole spiega in modo molto chiaro la parola stessa. Deriva da un film “Gas light” che in italiano fu tradotto legittimamente con “Angoscia”. E’ un film del 1944 in cui un uomo cerca di ingannare la moglie allo scopo di farla ricoverare e farla interdire. Per farla “impazzire” le gioca una serie di brutti scherzi fra i quali appunto, quello di abbassare l’intensità delle lampade a gas della casa, fingendo che non fosse vero e accusando la consorte di percepire qualcosa di irreale.
E’ un termine che viene poi preso dagli americani per indicare la violenza psicologica, un’espressione che ha in realtà molte sfaccettature (ci arriviamo a breve).
Il film in realtà descrive anche molti altri passaggi fondamentali della violenza domestica contro le donne: l’allontamento della vittima dalla sua passione, dalle persone che le stanno vicino, e ovviamente l’inganno.
Entrare nella testa
Gasligting non è un termine clinico ma viene utilizzato normalmente, anche se poco in Italia, per indicare un tipo di manipolazione emotiva che se riassunta in poche seplici parole potrebbe essere: “Non hai diritto a sentirti così – Quello che credi non è mai successo“. Due messaggi che, se ripetuti nel tempo, possono creare grandi problemi nelle persone più sensibili e con un’autostima già minata. Queste parole vengono ripetute sistematicamente e creano insicurezza in chi li riceve: “Ma è vero o no? Forse sono io che sono troppo sensibile, d’altronde sono l’unica che la pensa così”.
Spesso la persona viene anche isolata dalla famiglia, o si isola da sola perché gli altri rischiano di fare ancora più male, rischiano di farla sentire in colpa, e di chi è di solito la colpa se una storia non funziona?
Violenza sulle donne
Sì, la donna. E infatti si parla di violenza psicologica quando si parla di violenza sulle donne perché anche quando la violenza si trasforma in qualcosa di fisico prima c’è stato sempre, e proseguirà poi, un “lavoro” di violenza psicologica. Ricordiamolo, la violenza psicologica è la più pulita, non lascia tracce, non è sanzionata (tranne che nei casi di stalking e pochissimo altro).
Se volete ho scritto un libro (molto breve) sul tema. Non sono una psicologa, non è un manuale di auto-aiuto ma è un modo per spiegare in modo semplice certi passaggi e certi dolori che, se vissuti, vanno affrontati con uno psicoterapeuta.
Intendiamoci, la violenza psicologica può essere perpetrata anche dalle donne visto che non richiede forza fisica, però ad oggi sembra che siano soprattutto le donne ad esserne vittime nella vita di coppia.
Non solo violenza sulle donne
In realtà sempre più spesso si sta parlando di un tema ancora più sconosciuto e che va a ferire in profondità, psicologicamente e fisicamente: il gaslighting medico. Si manifesta quando i medici dicono al paziente che quel dolore che dice di sentire non può esistere, che è in realtà è una reazione emotiva: “Signora, si rilassi di più“, “Ma dai non è niente“, “Capita a tutti“, “Sicuro di non essere troppo teso?”.
In sostanza quando il medico o medica in questione NON SA decide che il problema non esiste. Invece di manifestare interesse per la persona che ha di fronte e ammettere la propria ignoranza (a volte legittima, a volte frutto di corsi di aggiornamento opinabili) manifesta la propria arroganza e attacca chi dovrebbe curare. Sono reazioni che si manifestano spesso quando ci sono “malattie invisibili”, malattie croniche, fibromialgia, malattie autoimmuni, endometriosi e varie patologie legate alle donne e all’apparato sessuale femminile.
E mentre i medici le danno della bugiarda la persona si spegne, perde fiducia in sé stessa e nell’ascolto del proprio corpo, e magari perde anche la fiducia degli altri: “Te l’avevo detto, sei sempre il solito, anche il dottore ha detto che stai bene. Dai sforzati un po’, andiamo a camminare!“. E magari fa degli sforzi sopra a un dolore che è manifestazione di qualcosa che andrebbe curato e non forzato. E capite che con le malattie non si scherza; io non sono medica oltre a non essere psicologa, ma a occhio credo che una malattia non curata non passi da sola e possa anzi peggiore, anche tanto.
Si crea così un immenso male fisico e immenso male psicologico che potevano essere evitati.
Covid e del perché ora
Ahinoi, il Covid purtroppo c’entra ormai in ogni cosa, anche nel Gaslighting. La ragione per cui la Gaslighting è diventata parola dell’anno è legata anche al fatto che chi manifesta o ha manifestato episodi di long Covid si è trovato spesso vittima di falsificazione delle sue sensazioni: “Perdi capelli, ti fanno male i muscoli, fai fatica a muoverti? Ah sapessi io in questi periodi! E’ lo stress, prendi le vitamine. Passerà.” Per qualcuno passa, per qualcuno no, e come la mettiamo con queste milioni di persone?
Quindi la gente ascolta, parla, e gaslighting è diventata la parola dell’anno 2022. Ma che significa “parola dell’anno”? E’ il termine più ricercato nel vocabolario americano online Marrian-Webster, quindi si tratta di un termine ricercato, nel senso di qualcosa di cui si ha bisogno. Se il bisogno è così forte, purtroppo lo è anche la pratica di rinnegare il sentire degli altri.
“La colpa di chi resta – Cosa c’è dietro la violenza psicologica”
Fonti: i due dipinti sono di Jakub Schikaneder e sono immagini pubbliche. Le altre fonti, sono presenti tramite link.