Donne che corrono coi lupi e Il giardino segreto, sono due testi che ricerco sempre nei momenti di cambiamento o di rottura; non sono l’unica visto che da decenni continuano a vendere.
Donne che corrono con i lupi è per le primissime pagine ostico. Per me lo è stato non solo alla prima lettura, quando non avevo idea di cosa avessi di fronte, ma anche alla seconda e alla terza; parte così, con qualche ostacolo ma poi fila via liscio ma non lieve.
Ogni capitolo affronta un tema differente partendo da un racconto tradizionale che poi viene interpretato dalla Clarissa Pinkola Estés per tramandarne il messaggio più profondo su come vivere a pieno la “natura selvaggia”, rappresentata da quei lupi del titolo. Il concetto di selvaggio non è quello che viene in mente alla maggior parte di noi, una donna spettinata, trascurata che mugugna e non ha riferimenti, ma al contrario è una donna che si conosce, che stimola la propria creatività, che accetta anche la magia e la profondità che è dentro ognuno di noi e in questo allontanamento dalle regole, in questo riscoprire la natura reale dell’essere umano (non solo della donna) selvaggia.
Non un manuale su “come diventare selvaggia in 10 passi” (e per fortuna!) ma solo un libro di spunti che aiuta a guardare la realtà, i simboli e le storie in modo diverso. I titoli di alcuni capitoli spiegano il percorso attraverso lo specchio: L’urlo, la resurrezione della Donna Selvaggia, A casa, il ritorno a sé, I confini della collera e del perdono e poi ovviamente Le storie come medicine.
Ancora una volta: non si tratta di un manuale di autoaiuto commissionato a uno scrittore sprovveduto per far soldi ma di un libro che avvia un percorso di cambiamento interiore scritto da una psicanalista, specializzata in situazioni post traumatiche e chiamata anche a sostenere i sopravvissuti al massacro della scuola di Colombine e dell’11 settembre.
Dopo aver cambiato il modo di leggere a se stessi le storie Il giardino segreto diventa uno sguardo su un percorso di rinascita di una bambina grigia, poco simpatica e saccente che dopo la morte dei genitori arriva nella brughiera sola e annoiata. Morta dentro. La storia è quella che sappiamo tutti: la scoperta dell’esistenza di un giardino segreto, una voce che piange nella notte perché nessuno ne ha mai amato il possessore, un bambino in connessione con la natura, l’entrata nel giardino e la sua lenta rinascita. Ma non dice già tutto? A Mary basta sapere che c’è un Giardino segreto per tornare ad avere interesse nel mondo – così come a Colin, malato perché convinto di essere malato – ma non può trovarlo finché non scopre il dolore di un’anima che non è mai stata amata.
“Ho rubato un giardino. Non è mio, ma non è più di nessuno. Nessuno lo vuole, nessuno lo cura, nessuno ci va. Forse è già tutto morto: ma non m’importa! Nessuno ha il diritto di portamelo via, ora che io l’ho scoperto e lo curo